Wandering


Sometimes, a chance meeting and a sweet is all it needs to pour away a clumsy, rainy day. Furthermore, it’s even better when your speaking companion is a young wandering artist, on his trip of rediscovering Europe.

Girare con tasche vuote e uno zaino sulle spalle, per l’Europa e oltre, pare un’impresa nostalgica d’altri tempi. Dogane e frontiere abbattute creano un’occasione d’oro che si affronta solo con l’intento di lasciare tutto e tutti. Ammettiamolo, però: perlopiù le si danno i connotati di un sogno improbabile, quando si è immersi nella lettura di “On the road”, al ricordo di una beat generation mai incontrata.

Non la pensa allo stesso modo il giovane H., che nei panni di un originale Kerouac europeo ha preso baracca, burattini e un amico per lanciarsi alla riscoperta del vecchio Mondo.

Partiti dalla Finlandia, H. e il suo compare hanno ridisceso il continente alla guida di un camper, con qualche spicciolo per la benzina e degli strumenti indiani da suonare, artisti girovaghi nelle loro tappe.

Tra le mete fondamentali, nientemeno che Venezia. Quello che per un nostrano studente uso alle calli è scomodità, per loro è novità. Si raccontano, assaporando in chiave positiva il camminare nell’acqua alta barefoot, la pioggia e l’impresa del cercare qualcuno che parli inglese.

H., in una bella chiacchierata occasionale a bordo calle, ha tutto il tempo per mostrare la voglia di scoperta che l’accompagna. Siamo le prime persone con cui ha finalmente l’occasione di scambiare due parole in un inglese un po’ meno maccheronico. Ci dice che hanno parcheggiato il camper a Marghera per prendere il primo treno di passaggio; ombrello alla mano, si sono divisi e avventurati per le viuzze meno battute della città sull’acqua per vendere dolcetti casalinghi a offerta. Il permesso per suonare la loro musica ai turisti arriverà solo lunedì e, nel frattempo, ci si arrangia con quel che si ha o che si riesce a recuperare. L’entusiasmo di certo non manca.

Tra le righe, intravediamo una cultura diversa, nordica, cordiale e accogliente, in barba agli stereotipi acquisiti da una prospettiva che sembra lontana da quella di H.; ma in fondo, poi, realizziamo che tanto distante non è.

Ci salutiamo all’eco di un see ya, da amici, con l’impronta di un incontro che fa sembrare limpida anche la giornata uggiosa.

Nella nostra abituale strada che ci porta in stazione, gustiamo due dolcetti al cacao e cocco del cestino che il ragazzo portava appeso al braccio: sanno di molto, sanno di buono, sanno e basta. Loro due, tra qualche giorno, torneranno a calcare l’asfalto in direzione Nizza – o Monaco? ancora non hanno deciso – per dopo far rotta verso la Spagna.

Forse l’idea dello zaino non è poi tanto male.

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