Contest “Narrami o Musa”


Salve a tutti!
Nel precedente articolo ho postato un racconto creato per il concorso “Narrami o Musa” (vedi QUESTO articolo). Con mia grande sorpresa e soddisfazione, oggi son stati dati i risultati e il mio scritto è risultato come il Vincitore di questa sessione 🙂

Vi lascio alcuni link con le varie pubblicazioni del racconto, che terrò in aggiornamento!

– http://unbuonlibrononfinisce-mai.blogspot.it/2013/11/narrami-o-musa-vincitore-prima-sessione.html
– http://scriveremipiace.blogspot.it/2013/11/contest-letterario-narrami-o-musa-il.html
http://ombre-angeliche.blogspot.ch/2013/11/narrami-o-musa-vincitore-prima-sessione.html
http://pennadoro.blogspot.it/2013/12/narrami-o-musa-vincitore-prima-sessione.html

Giro di Boa (Contest “Narrami o Musa”)


Approfitto per postare un racconto breve presentato per la prima sessione del Contest di Scrittura “Narrami o Musa”, ideato dal Blog Un Buon Libro non Finisce Mai e soci. Tema: Il Viaggio (in senso lato). Concluso oggi, ergo incrociamo le dita 😉

Image by SUDBOY on Flickr

Paralizzata. Sono più fissa di un vagone abbandonato sulle rotaie di una stazione in disuso.
    Flight no. XXX to Frankfurt International now boarding at Gate…
Lo zaino si ammoscia sulle spalle, mentre cerco di fissare il tabellone con le destinazioni. Controlli a posto. Carta d’imbarco alla mano. Visto timbrato sul passaporto. Bagaglio da stiva che forse nemmeno arriverà – ho la strana tendenza a perdermi le valigie, per distrazione mia o altrui.
Basta. Ho tutto.
Tutto.
Perché, allora, me ne sto andando?
  .

“È una questione di stile – mi disse una volta Antoine – o ce l’hai, o non ce l’hai.”
“Cosa?”
“Il sangue giusto. Quello che ribolle e brucia ogni volta che sta fermo.”
“Ah.”
“Per esempio, tu sei arenata.”
“Certo. – risposi, senza convinzione.
“Parlo davvero. Ti sei spiaggiata senza motivo. – insistette lui – Non te ne puoi stare semplicemente così, immobile, convinta di essere già tutto quello che potresti diventare.”
“Fino a prova contraria, io lo sono. – ribattei, stizzita dal discorso.
“Balle. Nessuno lo è.”
“Quelli senza il sangue che dici tu, allora?”
“Ma sono diversi. – sbuffò, accendendosi una sigaretta – Chi non ha la verve giusta nelle vene è chi tenta più disperatamente di fuggire.”
“Fuggire, dici?”
“Certo. – annuì, inspirando a fondo – Fuggire dal punto d’arrivo. Fuggire da sé stessi.”

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Volontaria a Rio


Lo so, lo so, non ho pubblicato quasi nulla negli ultimi tre mesi. Mi farò perdonare. Il punto è che ho avuto, oltre a parecchie cose cui badare e distrazioni esterne, anche una crisi creativa, sfaccettata. Non è nemmeno semplice riuscire a scegliere cosa pubblicare su internet e cosa no, considerato quanto è vasta come piattaforma.
In ogni caso, approfitto per pubblicare un articolo da me scritto e uscito sul giornale diocesano di Vittorio Veneto “L’Azione”, che descrive parzialmente un’esperienza da me fatta e da poco conclusa.

(Articolo scritto il 21 Luglio 2013,
pubblicato sul settimanale del 28 Luglio)

Tra i Giovani Diocesani che stanno vivendo l’esperienza della GMG di Rio de Janeiro oltre ai 19 del gruppo guidato da Don Roberto B., ci sono anche due ragazze impegnate nell’ambito dell’organizzazione. Una è Lara C., 23 anni, studentessa universitaria, residente a Francenigo, responsabile educativa in Azione Cattolica, che fa servizio a Casa Italia, la struttura a cui tutti i partecipanti italiani possono fare riferimento durante i giorni della GMG. Abbiamo chiesto a Lara di inviarci da Rio la sua testimonianza su come è giunta a questa speciale esperienza e sui suoi primi giorni in terra brasiliana.
“Ma come! Ma non sei venuta a Madrid e ora te ne vai a Rio?”
Parola più, parola meno, questa è stata una delle reazioni più comuni alla mia partenza. Mi sono abituata a spiegare ai più vari ed eventuali personaggi come e perché fossi capitata proprio in Brasile per la mia prima esperienza di GMG. Dopo aver sfiorato Madrid e Colonia, mi trovo a Rio de Janeiro in questo momento per partecipare a quello che si può definire il più importante evento giovanile a livello globale. Arrivare qui come peregrinos è già di per sé straordinario, ma non è il mio caso, o almeno non del tutto. Continua a leggere

Pioppeto


Piumini,
bianche nuvole
sfuggevoli al tatto.
Avvolgono tutto,
dall’aria intorno l’auto
al suo abitacolo.
Invadono, e fan sì
che a sembrare fuoriposto
sia io.

Mi avvolge un senso
di calma e di pace,
tanto assente quanto caro.
Vento tiepido
mi passa sul volto,
soffiando sulla tensione
e la disillusione;
forse, se potessi restare
qui, immobile,
potrei credere ancora alle menzogne.

Tira, improvviso,
un alito di tempesta.
Appesantirà la pioggia
questi lievi nugoli di spensieratezza.

Image by R Kromhout on Flickr

Wandering


Sometimes, a chance meeting and a sweet is all it needs to pour away a clumsy, rainy day. Furthermore, it’s even better when your speaking companion is a young wandering artist, on his trip of rediscovering Europe.

Girare con tasche vuote e uno zaino sulle spalle, per l’Europa e oltre, pare un’impresa nostalgica d’altri tempi. Dogane e frontiere abbattute creano un’occasione d’oro che si affronta solo con l’intento di lasciare tutto e tutti. Ammettiamolo, però: perlopiù le si danno i connotati di un sogno improbabile, quando si è immersi nella lettura di “On the road”, al ricordo di una beat generation mai incontrata.

Non la pensa allo stesso modo il giovane H., che nei panni di un originale Kerouac europeo ha preso baracca, burattini e un amico per lanciarsi alla riscoperta del vecchio Mondo.

Partiti dalla Finlandia, H. e il suo compare hanno ridisceso il continente alla guida di un camper, con qualche spicciolo per la benzina e degli strumenti indiani da suonare, artisti girovaghi nelle loro tappe.

Tra le mete fondamentali, nientemeno che Venezia. Quello che per un nostrano studente uso alle calli è scomodità, per loro è novità. Si raccontano, assaporando in chiave positiva il camminare nell’acqua alta barefoot, la pioggia e l’impresa del cercare qualcuno che parli inglese.

H., in una bella chiacchierata occasionale a bordo calle, ha tutto il tempo per mostrare la voglia di scoperta che l’accompagna. Siamo le prime persone con cui ha finalmente l’occasione di scambiare due parole in un inglese un po’ meno maccheronico. Ci dice che hanno parcheggiato il camper a Marghera per prendere il primo treno di passaggio; ombrello alla mano, si sono divisi e avventurati per le viuzze meno battute della città sull’acqua per vendere dolcetti casalinghi a offerta. Il permesso per suonare la loro musica ai turisti arriverà solo lunedì e, nel frattempo, ci si arrangia con quel che si ha o che si riesce a recuperare. L’entusiasmo di certo non manca.

Tra le righe, intravediamo una cultura diversa, nordica, cordiale e accogliente, in barba agli stereotipi acquisiti da una prospettiva che sembra lontana da quella di H.; ma in fondo, poi, realizziamo che tanto distante non è.

Ci salutiamo all’eco di un see ya, da amici, con l’impronta di un incontro che fa sembrare limpida anche la giornata uggiosa.

Nella nostra abituale strada che ci porta in stazione, gustiamo due dolcetti al cacao e cocco del cestino che il ragazzo portava appeso al braccio: sanno di molto, sanno di buono, sanno e basta. Loro due, tra qualche giorno, torneranno a calcare l’asfalto in direzione Nizza – o Monaco? ancora non hanno deciso – per dopo far rotta verso la Spagna.

Forse l’idea dello zaino non è poi tanto male.